Tfr, Conti: “Una misura che scontenta tutti

 

 

“Il Tfr in busta paga è una misura che scontenterebbe tutti, lavoratori e persino imprese, e che di conseguenza non avrebbe alcuna incidenza positiva sulla crescita”. Lo dichiara il segretario confederale dell’Ugl, Stefano Conti, per il quale “con questa misura si andrebbe ad intaccare un ‘tesoretto’ che i lavoratori accumulano nel corso degli anni e che di solito alla fine del rapporto di lavoro utilizzano per una serie di importanti esigenze, tra cui anche quelle sanitarie. Senza dimenticare che non sarebbe un favore nemmeno per le imprese alle quali si andrebbe a sottrarre una fonte, impropria, di finanziamento in un periodo di crisi interminabile come quella che stiamo vivendo”. “Lo sviluppo per essere efficace – conclude Conti – deve essere sostenibile e non totalmente a carico delle solite persone. Se la strategia scelta dal governo è la flessibilità, mentre il contesto in cui viviamo è ancora regolamentato da norme rigide per l’accesso al credito delle aziende o al mutuo per le famiglie, allora la flessibilità dovrebbe essere declinata in tutti gli ambiti ed imposta a tutti gli attori del nostro sistema economico”.

Tfr in busta paga,

quanti soldi avrete

Si fa sempre più concreto il progetto di Matteo Renzi di mettere il Tfr nelle buste paga degli italiani per rilanciare così i consumi. Manca solo il protocollo d'intesa tra AbiConfindustria e governo,necessario visto che l'operazione priverebbe le aziende di molti miliardi usati finora per le esigenze di cassa. 

Quanto guadagni, quanto guadagnerai - Ma vediamo quanti soldi, effettivamente, entrerebbero nelle tasche dei lavoratori dipendenti. Prendiamo uno stipendio medio di 19.750 euro lordi (o 14.870 netti) a cui vanno aggiunti gli 80 euro del bonus fiscale. In questo caso il lavoratore porta a casa ogni mese 1.240 euro e l'azienda trattiene104 euro di Tfr, ovvero il 7,41% dello stipendio lordo. Con la riforma, quello stesso lavoratore si troverebbe in busta paga 75 euro in più. Perché gli verrebbero restituiti quei 104 euro di Tfr meno l'aliquota del 26%. Ma si può anche decidere di avere in busta paga solo la metà del Tfr e di lasciare l'altra metà in azienda. In questo caso si avrebbero 40 euro in più in busta paga anziché 75.   

Tutto in proporzione - Prendiamo infine uno stipendio di 31mila euro lordi (o 22mila netti). In questo caso il lavoratore intasca poco meno di 1.700 euro al mese. Con un Tfr al 100% in busta paga porterebbe a casa 102 euro in più, con un Tfr al 50%, 68 euro.  

Le perplessità - Se è vero che con il Tfr in busta paga il lavoratore avrebbe subito delle disponibilità in più è anche vero che non potrà più godere di un accantonamento che gli garantisce una copertura nel momento in cui finisce il rapporto con l'azienda. Accantonamento che ha anche benefici economici non irrilevanti. I soldi trattenuti dall'azienda infatti crescono annualmente dell'1,5% a cui si aggiunge una rivalutazione del 75% del tasso di inflazione. In praticain 10 anni il Tfr può rivalutarsi del 15-20%. In soldoni, un lavoratore assunto nel 2003 con una retribuzione lorda di 4100 euroha accantonato finora 37.432 euro. Ma se avesse intascato il Tfr ogni mese ci avrebbe rimesso 3mila euro

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