Giacomelli, sì a fusione rete TI-Open Fiber ma non con soldi pubblici

"E' un processo industriale, deve succedere tramite il mercato", ha chiarito il sottosegretario alle comunicazioni. Il governo spinge per la societarizzazione della rete, ma oggi chiederà solo interventi sulla governance di Sparkle e di Telsey. Possibile cessione di Inwit e di Sparkle, secondo il FT. 2,5 mld la base d'asta per la gara per le frequenze 5G che sarà in manovra

Il sottosegretario allo sviluppo economico con delega alle tlc, Antonello Giacomelli, ritiene che una fusione tra la rete Telecom Italia  (Tim ) e Open Fiber sia una buona idea, ma non se realizzata con denaro pubblico. "L'idea di un'unica infrastruttura mi pare buona", ha detto Giacomelli a Prato per il lancio della sperimentazione del 5G di Open Fiber e Wind 3. "Auspico che si verifichi. Non credo che possa avvenire con soldi pubblici e non credo con la politica. E' un processo industriale, deve succedere tramite il mercato".

Il sottosegretario ha invece glissato sull'ipotesi di eventuali colloqui tra Telecom Italia  e il governo sulla possibile societarizzazione della rete: "Non che mi riguardi, non che io sappia". Giovedì, secondo fonti di stampa, dovrebbe tenersi un incontro tra il ceo di Telecom Italia , Amos Genish, e il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che, stando alle ultime dichiarazioni spinge verso un intervento regolatorio che imponga la societarizzazione, cioè conferire gli asset di rete in una nuova società che sarebbe controllata al 100% dalla stessa TI.

Alcune fonti hanno detto nei giorni scorsi all'agenzia Reuters che l'autorità per le telecomunicazioni, Agcom, sta valutando una delibera per obbligare Telecom Italia  a societarizzare la rete. Un portavoce del colosso tlc ha ribadito che la rete è un asset strategico per il gruppo, senza però fare ulteriori commenti. La societarizzazione potrebbe comunque essere il primo passo per un'eventuale cessione in toto o in parte della rete di Telecom Italia o per altre operazioni, inclusa la fusione con Open Fiber, operatore di rete concorrente a TI, controllato dalla Cassa depositi e prestiti e da Enel . Quindi un'eventuale fusione della rete di TI con Open Fiber darebbe vita a un operatore unico nazionale della rete telefonica fissa, che avrebbe la Cdp come socio di riferimento.

Oggi è attesa la decisione del governo sull'esercizio del golden power. A quanto pare verranno chiesti interventi sulla governance di Telecom Sparkle e di Telsey. Sulla rete, invece, il governo si esprimerà successivamente anche per le difficoltà di valutazione della rete. "L'ipotesi di demerger o Ipo dell'asset, a nostro avviso, rimane sul tavolo, anche per permettere una valorizzazione piena e di mercato della rete, aumentare la flessibilità finanziaria del gruppo e valutare opzioni di consolidamento con Open Fiber", affermano gli analisti di Equita (rating buy e target price a 1,26 euro confermati su TI e rating hold e target price a 5,3 euro su Inwit ) che ritengono l'Ipo un percorso più interessante per TI, in quanto manterrebbe il controllo dell'asset, facilitando comunque sviluppi strategici futuri.

A questo proposito oggi un articolo del Financial Times ha riassunto le opzioni strategiche al vaglio di Telecom Italia : non intende cedere il Brasile; il gruppo potrebbe mettere in vendita Inwit  (valore della quota di TI è pari a 2 miliardi, 19 volte l'ev/ebitda 2017 contro oltre le 20 volte pagate da American Towers per asset simili) e Sparkle (200 milioni di ebitda, Equita ipotizza un valore di circa 9-10 volte l'ebitda); se il dossier della rete è tornato molto caldo ma con la forte opposizione del nuovo management alla cessione dell'asset, TI intende spingere sui contenuti media, lanciando una piattaforma pay-tv entro l'anno (o rilanciando, visto che esiste già la piattaforma Tim  Vision). Gli esperti della sim non pensano che sia necessario per questo il lancio di una piattaforma pay anche sul digitale terrestre, ad esempio acquisendo Mediaset  Premium.

Rete, Sparkle e pay-tv a parte, Giacomelli ha cofermato che in queste ore nella manovra che va in Consiglio dei ministri c'è la cosiddetta asta delle frequenze 5G che interessa gli operatori. "Vogliamo dare certezza agli operatori", ha detto, "per pianificare gli investimenti". Il governo a cominciare da quello guidato da Matteo Renzi ha portato il Paese "in tre anni dal doppino in rame al 5G", ha ricordato. Senza la presenza capillare di una rete in fibra, ha aggiunto, "è impossibile lo sviluppo del 5G". E l'idea politica alla base della decisione del governo è stata quella di portare la rete in fibra in tutto il Paese con il lancio del piano banda ultralarga.

La base d'asta per la gara per queste frequenze è di 2,5 miliardi, "un'ipotesi ragionevole", ha precisato il sottosegretario alle comunicazioni. Quanto alle modalità con cui poi gli operatori potranno pagare per le sette frequenze, Giacomelli ha spiegato che è "un ragionamento da fare con il Mef. E' ragionevole che ci sia una distinzione tra frequenze immediatamente disponibili e le altre per le quali ci può essere una disponibilità successiva".

 

A Piazza Affari il titolo Telecom Italia  sale al momento dello 0,39% a 0,774 euro. Per gli analisti di Banca Imi (rating buy e target price a 1,08 euro) la visibilità sulle implicazioni del Golden Power è ancora bassa. Per cui "ci aspettiamo che la performance del titolo Telecom Italia  in borsa continui a essere penalizzata da queste incertezze", hanno aggiunto, ribadendo la loro opinione secondo la quale "dal punto di vista finanziario lo spin-off della rete potrebbe sbloccare il valore dell'asset anche se restiamo cauti sulla fattibilità tecnica e operativa".